Lotta contro la violenza!!!
Dopo aver espresso nel precedente post cosa significa la violenza sulle
donne per ciascuna di noi, tenevamo a focalizzare la vostra attenzione sull’evoluzione
che la figura femminile ha avuto e infine dare un messaggio di speranza e
positività per tutte coloro che intendono salvarsi da un’aggressione o violenza
verbale.
Bisogna soffermarsi a pensare che la violenza contro le donne ha mille
facce e mille forme.
Ricevere uno schiaffo o una spinta, essere attaccata o
minacciata verbalmente, venire controllata costantemente e in modo soffocante
dal partner, vedersi negato l’accesso alle risorse economiche dal marito o dal
compagno, essere costretta ad avere un rapporto sessuale contro la propria
volontà. Stalking, anche nella sua versione “cyber”, violenza psicologica, offline e online,
revenge porn, questi sono solo alcuni esempi di cosa significa e come può
essere esercitata la parola “violenza sulle donne”.
Purtroppo, in passato, le donne che erano vittime di violenza non potevano
nemmeno mostrare il loro dissenso, manifestarsi o reagire, tanto meno che
denunciare.
Secondo la mentalità più antica, la donna veniva
considerata inferiore sia per l’aspetto fisico che per le capacità, veniva
esclusa dalle attività di tutti i giorni tra cui attività politica, sportiva e
sociale. Il loro dovere era quello di badare alle faccende domestiche e di
accudire i propri figli. Non avevano diritto di voto e non potevano esercitare
la propria volontà.
Col tempo, la situazione delle donne è andata pian piano migliorando
fino ai nostri giorni in cui la donna ha ottenuto l’uguaglianza con l’uomo sul
piano dei diritti. Tuttavia, la donna è ancora soggetta a episodi di
disuguaglianza come la differenza di salario in ambito lavorativo e politico.
Ai giorni nostri, pertanto, la maggior parte delle figure femminili fanno
sentire la loro voce più forte che mai e anche se non subito ma dopo anni di
soprusi e aggressioni riescono a ribellarsi, parlando dell'accaduto ai familiari,
denunciando o semplicemente facendo ricorso alle tante case o istituzioni o
associazioni che sono state fondate con l'intento di fornire un aiuto a tali
vittime. Un esempio di quest'ultime è la “casa delle donne”, un centro
antiviolenza dove offrire soccorso, alloggio e aiuto ad una vittima di
aggressione, di cui si è precedentemente parlato in uno dei post già
pubblicati.
Uno degli aspetti più gravi è rappresentato dalla consapevolezza di sapere
che la maggior parte dei casi di violenza avviene tra le mura di casa, in contesti
relazionali affettivi, familiari e/o di coppia pertanto nella sfera privata il
che implica una maggiore difficoltà nel farli emergere.
Inoltre, si assistono molte volte a casi in cui la donna non reagisce e
accetta le violenze perché vive in uno stato di dipendenza anche economica, la
paura di non riuscire a trovare lavoro, di non poter crescere i propri figli le
spinge ad essere sottomesse pensando di meritare ciò che le viene fatto perché devono
solo accettare e basta.
Capire le ragioni per cui ancora nel 2019 si parli di violenza non ci è
dato saperlo e non esisterà mai una giustificazione per tale tema. Ciò che si
può fare per poter aiutare una persona che sta male è sicuramente aiutarla a
capire che non è lei la responsabile se il proprio marito le alza le mani e che
deve acquisire maggiore sicurezza di sè stessa, prendere il giusto coraggio e
andare via da quella situazione prima che poi sia troppo tardi.
A dare un messaggio di speranza e di lotta contro la violenza, ci sono anche la legge che sono intervenute in difesa delle donne, infatti è
previsto un telefono rosa attivo 24 ore su 24 e, di recente, una sanzione
penale per tutti coloro che aggrediscono in quanto si ritiene inaccettabile un
atteggiamento del genere.
In particolare, sono stati stanziati dieci milioni per il piano
antiviolenza, con l'obbligo di informazione per le vittime e sono state
previste azioni di prevenzione, educazione e formazione. Sarà garantito il
patrocinio gratuito per le donne che hanno subito stalking, maltrattamenti
domestici e mutilazioni genitali.
Oltre alla legge, molteplici sono state negli ultimi anni gli aiuti e
le manifestazioni volte a denunciare
e sensibilizzare le vittime.
Tra le proteste più recenti, troviamo quella celebrata l’8 Marzo 2019 a Milano.
In
riferimento ai motivi dello sciopero, troviamo:
- “Lo sciopero nasce dalla necessità di rimettere al centro del discorso le disuguaglianze e la violenza di genere, in tutte le forme attraverso le quali pervadono l’intero arco della vita delle donne";
- "Uno sciopero dalle attività produttive e dai consumi, dal lavoro domestico e di cura, che ancora troppo spesso grava in via esclusiva sulle donne, siano esse native o migranti, che fungono da ammortizzatore sociale di un welfare sempre più privatizzato. Uno sciopero per dire basta alla violenza sulle donne, ai femminicidi, alle discriminazioni di genere e alle molestie nei luoghi di lavoro. Per il riconoscimento ed il finanziamento dei Centri Antiviolenza ed il sostegno economico per le donne che denunciano le violenze";
- "Uno sciopero - proseguono le donne - per urlare che non se ne può più
delle disparità salariali, della disoccupazione inoccupazione, della precarietà
giovanile e delle pensioni da fame in vecchiaia, della segregazione lavorativa,
del ricorso massiccio al part-time involontario, dei lavori non qualificati
nonostante una maggiore scolarizzazione, delle richieste di dimissioni in
bianco all’atto dell’assunzione":
- "Uno sciopero - concludono le ragazze - per rivendicare il diritto ai servizi pubblici gratuiti ed accessibili, al reddito di autodeterminazione universale e individuale, alla casa, al lavoro e alla parità salariale; all’educazione scolastica, a strutture sanitarie pubbliche libere da obiettori”.
Un’accezione positiva di questo tema è la grande frequenza con il quale se ne
parla sia in televisione che nei giornali; si sta sviluppando una maggiore
consapevolezza di dover segnalare e porre fine ai maltrattamenti.
A dimostrazione del fatto che si avverte sempre più il desiderio di voler
tutelare tutte le donne e per mostrare il proprio dissenso circa tale tema, fu così
che l’assemblea generale
delle Nazioni Unite il 17 dicembre del 1999, con la risoluzione 54/134, ha
deciso di celebrare il 25 novembre la Giornata
internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per creare
maggiore consapevolezza in chi la subisce ma anche in chi la esercita. Per far
sì che certe azioni distruttive nei confronti di donne e ragazze non rimangano
più sottotraccia e impunite. Affinché le stesse non vengano stigmatizzate per
il fatto di aver avuto il coraggio di denunciare.
Il motivo per il quale è stato deciso proprio il 25 novembre
come giorno in cui far sentire ancor di più in protesa la propria vicinanza
verso il genere femminile si spiega attraverso il racconto di una storia.
Era il 25 novembre del 1960 quando i
corpi delle tre sorelle Mirabal – Patria, Minerva e Maria – furono
ritrovati in fondo a un precipizio. Addosso i segni evidenti della tortura.
Erano state catturate in un’imboscata dagli agenti dei servizi segreti del dittatore
Rafael Leònidas Trujillo, che per più
di trent’anni ha governato la Repubblica
Dominicana.
Le donne, brutalmente uccise mentre stavano andando a trovare
i loro mariti in carcere, era Las Mariposas. L’omicidio de “Le
farfalle” ha scatenato una dura reazione popolare che ha portato nel 1961
all’uccisione di Trujillo e quindi alla fine della dittatura. La data è stata
commemorata per la prima volta durante il primo Incontro Internazionale Femminista, che si è svolto a Bogotà, in Colombia, nel 1980. Da lì,
il 25 novembre ha iniziato ad assumere un valore sempre più simbolico.
Infine, occorre ricordare e tenere presente che la donna è una figura
necessaria sia per l'uomo che per la procreazione della specie e pertanto non
va toccata nè declassata dalla società ma va tutelata, difesa, elogiata e
soprattutto RISPETTATA.
Fonti:
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