La disciplina del Krav Maga: il maestro Salvatore Grasso

Il maestro intraprende la sua carriera anni fa con le arti marziali classiche (karate, judo e ju jitsu), per poi conoscere il krav maga durante il lavoro alla base dell’aeronautica militare di Sigonella (CT), circa 11 anni fa, dove ne rimase subito affascinato. 
Chi è il maestro Salvatore Grasso? 

-Coordinatore nazionale Federazione Italiana Krav Maga;
-Docente Federale Krav Maga;
-Istruttore Tonfa;
-Istruttore Antiagressione Femminile;
-Istruttore PNK (Advanced Self Defence System).

Il maestro ci insegna che nel KRAV MAGA il fine ultimo non è vincere trofei o titoli, ma tornare a casa sani e salvi. Sulla strada non esistono regole, arbitri o colpi proibiti; si tratta di un tipo di violenza che non conosce restrizioni. Per questo motivo, il Krav Maga prepara un individuo perché sia pronto a tutto ciò che è necessario fare per sopravvivere ad un’aggressione. Molte delle tecniche insegnate (come i colpi mirati agli occhi o ai genitali) sono considerate illegali negli sport da combattimento. Tuttavia il loro utilizzo assume un’importanza e una ragione d’essere fondamentali nel contesto di un attacco portato sulla strada da un aggressore che non è interessato semplicemente a “vincere”, ma che mira a ferire o persino uccidere. Il Krav Maga non guarda alla violenza come ad una forma di competizione, bensì come a una questione di vita o di morte. Pertanto, tutto è interamente focalizzato sul concetto di sopravvivenza. Non è affatto da escludere che l’aggressore sia fisicamente più forte o addirittura armato. Come non è da escludere a priori l’eventualità di un numero molteplice di assalitori. In situazioni simili, non ci si può permettere scontri prolungati, in quanto ad ogni istante di permanenza nello stato di conflitto aumentano le probabilità di rimanere feriti o peggio. E’ necessaria una reazione precisa e veloce che riesca ad eliminare il pericolo imminente. Le tecniche del Krav Maga non sono quindi studiate per essere elaborate o coreografiche; puntano piuttosto sulla semplicità e l’immediatezza d’esecuzione. L’elemento sorpresa insito nella natura stessa di un’aggressione violenta impone un tipo di allenamento che condiziona chiunque pratichi difesa personale ad abituarsi a reagire da una posizione di svantaggio, contro un aggressore idealmente più forte e massiccio. L’efficacia delle tecniche non è fondata sulla forza fisica, sulla stazza o sulla capacità atletica del praticante; l’economia di movimento e l’esplosività del contrattacco diretta contro punti sensibili del corpo umano permettono a chiunque di poterle applicare con successo.
Il suo obiettivo è quello di trasmettere, in particolar modo alle donne, cosa significhi "autodifesa personale". Di seguito una delle manifestazioni di sensibilizzazione promosse dal maestro, in collaborazione con la Marina Militare: 




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