Le vostre storie


Nel nostro primo post, quando abbiamo deciso di creare il blog, abbiamo richiesto a tutte voi di poter diventare protagoniste dei nostri post attraverso le vostre testimonianze inviate alla casella di posta: wecandoitgirlteam@gmail.com. Proprio oggi vorremmo partire da una storia reale, piena di forza e di speranza che ci è stata raccontata da una nostra follower.

<<Ciao ragazze, qualche settimana fa, per pura casualità, mi sono ritrovata a leggere i vostri post. Sono felice che delle donne abbiano deciso di creare un blog che parli di un tema così attuale, forte e spesso scomodo. Fino a qualche hanno fa, per me era un taboo poter parlare di determinate cose, ma ad oggi ho la voglia e la forza di urlare a tutte la mia esperienza. Ho 34 anni, mi chiamo Giada. La mia “storia d’amore” è cominciata così: << Il rossetto, via>>. Uscire senza di lui, neanche per idea. Ha iniziato così: con i divieti. Poi sono arrivate le minacce, alla fine i pugni: sulle porte, sul tavolo. Quando mi colpisce in testa, sento che è troppo. Voglio lasciarlo, fuggire da quei tre anni di convivenza: io, lui e la violenza psicologica. È dura, però: sono di sua proprietà mi dice. Vuole pure un figlio perché la violenza sessuale arriva nelle vesti di un desiderio. Pensare che quando l’ho conosciuto, a 27 anni, mi sentivo fortunata. Io lavoravo in un locale, lui entra e mi seduce. Poche parole, tanti sorrisi. Mi sento stordita ma mi sembra amore, uno di quelli che capita solo una volta nella vita. E invece no: l’amore era il mio, il suo era un bel mix di finzione e manipolazione. Premure eccessive. Complimenti a effetto. Di me voleva sapere tutto, di lui non sapevo nulla. Dopo pochi mesi di frequentazione idilliaca in cui non mi rendo conto, lui freme per andare a convivere: io no, ma se non vado però mi sento in colpa. In casa, la magia di un tempo si trasforma in offesa. Il mio sorriso è provocazione. Gli amici e i parenti un intralcio. Ho accanto un despota che vuole annullarmi. Lo denuncio, realizzo che la violenza non arriva da un giorno all’altro nelle nostre vite, e la scrittura diventa la mia prima terapia. Oggi ho 34 anni e per scrivere non uso più pseudonimi. Chissà se la mia esperienza servirà ad altre: il coraggio è roba contagiosa . Grazie ragazze! >>



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